giovedì 30 giugno 2011

La fragilità delle cose



Nella fragilità delle cose 
si pone l’uomo e la sua vita, 
rovo di spine irto di rose 
che sfiori e fa sanguinare le dita.

Anima somigliante con l’ Immondo, 
cacciato a calci dal Paradiso, 
sviluppa e vive sotto il profondo 
modificando i tratti del viso. 

Cambia la pelle come un serpente, 
gode più accumula il vil danaro, 
per questo vive, per questo mente, 
si erge a Dio e se è nave a faro. 

Immagine aleatoria e virtuale
lontana dal realismo quotidiano, 
crede sé eterno, se non l'immortale, 
che non lo è lo sa solo da anziano. 

E nella morte diventan più forti, 
sono i migliori che se ne vanno, 
e poco importa se han fatto dei torti 
quando nel tempo più loro non stanno. 

Sian stati eroi, sian stati dei Santi, 
comunque sian sempre da ricordare, 
che pur pei vili assassini o i briganti 
si erge in piazza una stele o un altare. 

Nella fragilità delle cose
si pone l'uomo e la sua vita,
rovo di spine irto di rose
che sfiori e a volte brucia le dita.

E nel silenzio sta l’uomo più puro, 
lui erode il suo tempo nel solo pensiero
scagliando parole sul Bruto e sul muro, 
arrendersi mai perché vero e sincero. 

Se quando tace lo senti parlare,
potrai capirne le gioie e i tormenti,
nascon dall'onde che portan dal mare
il caldo vento e i silenti lamenti.

Dicon che il mondo ha perso i valori 
poiché ci sono troppi esseri umani 
che odiano e mai han provato gli amori... 
e sono qui mica vivon lontani. 

Dicon che l’uomo ora è senza equilibrio, 
che vede in sé un uccello senz'ali 
o una bici senza manubrio, 
senza più ruote, senza pedali. 

E non capisce di esser un vetro, 
che è nato ed ora non può non soffrire, 
e se anche la luce l'illumina è tetro 
con un destino sicuro... morire. 

Amici miei se stessimo uniti 
avremmo un mondo senza rimpianti, 
senza più vittime e senza puniti 
saremmo veri e meno arroganti. 

Nella fragilità delle cose 
si pone l’uomo e la sua vita, 
niente più spine in quelle rose, 
niente più sangue in queste dita.


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