vivi l’ingannevole nostalgia,
ci cerchi se lasciamo un istante
la tua più falsa compagnia.
Ci privi di ciò che la vita può dare,
sia pure il solo amore insincero,
ci costringi ad amarti ed a stare in silenzio...
schernito sentiamo l’acerbo pensiero.
Roboante il terrore che incuti,
l’ossessione che dai nello stupire.
Lasciandoci tutti senza passato,
sicuri d’avere un incerto avvenire,
hai bruciato i millenni nel pianto
annegando gli umani in orribili enigmi,
respiri sciupati e irrazionali
nella vacua ricerca d’ inutili dogmi.
Con gli occhi chiusi
aspettiamo che il fresco mattino
ci porti distante dal buio perenne,
ci arrendiamo al silenzio del nulla,
al vuoto crudele e solenne,
rinnegando l’aiuto, una voce profonda e leale
che ci tende spontanea le mani,
rovistiamo all’interno del niente,
siamo sempre più assenti… lontani, lontani.
Ma uscendo dalla gabbia di vetro
in cui siamo reclusi,
noi, anime in pena che avranno il coraggio di vivere,
non saremo gli intrusi.
Troveremo dei mondi diversi,
mai neppure pensati,
e porgendo la mano tremante ai rumori
riavremo gli istanti perduti, rubati.
Impigliati al suo volto genuino
che pulisce come acqua piovana che scroscia,
non vestiremo capelli strappati di rabbia
o momenti nascosti d’angoscia.
Intricati alla rete d’un tenero abbraccio
scruteremo quel viso che sembra sincero,
lavando le ultime croste dagli occhi
che mostravano il grigio più scuro del nero.
D’incanto sorprende anche una carezza,
quel suo gesto affettuoso che fa trasalire.
Non sei abituato,
non hai mai provato cosa vuol dire davvero gioire.
Le sue dita intrecciate alle tue
ti portano via dalla malinconia,
stai uscendo dal buco e con grande fatica
ti scrolli di dosso la tua arcaica agonia.
Il suo palmo ti scalda le guance,
ti accende lo spento sorriso,
sei l’essenza riuscita a fuggire
dal buio perenne che ha ucciso.
I suoi occhi riflessi negli occhi,
senti viva la vita pulsare,
una mano ti ha preso per mano,
ti ha insegnato ad amarti e ad amare.
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